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Un "Diavolo" di pesce
Inimicus filamentosus, conosciuto
anche come Pesce Diavolo,
forse per il terribile veleno delle sue spine, è un animale piuttosto
raro
e difficile da vedere, a causa del suo eccezionale mimetismo.
Appartiene alla famiglia degli Scorpenidi, come lo Scorfano mediterraneo
ed il micidiale Pesce Pietra e ama la solitudine.
Noi, però, abbiamo trovato un gruppo di scogli in Mar Rosso,
dove ce nera unintera colonia;
probabilmente i pesci si erano radunati per i riti della riproduzione.
Uno splendido esemplare di Inimicus filamentosus
che cammina sulla sabbia
del fondo usando i due primi raggi inferiori delle pinne pettorali.
Testo e Foto di CLAUDIO ZIRALDO
Articolo pubblicato sulla rivista "SUB" n. xx - Ed. Adventures
Ulteriori notizie sono riportate in BluNews/Biologia
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Diverse volte, vagabondando per i fondali sabbiosi che si trovano alla
base dei reef del Mar Rosso, mi era capitato di individuare strane tracce
sulla sabbia del fondo tracce che, per molto tempo, avevo creduto appartenere
a conchiglie o crostacei di vario tipo, che fossero passati di lì
nel corso della notte precedente.
Ma un giorno, incuriosito da un solco più evidente degli altri,
decisi di approfondire la questione e di tentare di fare conoscenza dellanimale
che laveva lasciato.
Mi armai quindi di una adeguata dose di pazienza e seguii la traccia nei
due sensi: non ottenni alcun risultato; entrambi gli apici finivano nel
nulla.
Intestardito, guardai allora con maggiore attenzione e rifeci il percorso
a ritroso.
Mi accorsi finalmente che, ad una delle due estremità della pista
da me seguita, spuntava qualcosa dalla sabbia.
Mi avvicinai ulteriormente ed individuai due strani occhietti, molto vicini
tra loro.
Pensai che appartenessero ad un pesce piatto, come una sogliola o qualcosa
del genere e, ignaro del pericolo che stavo correndo, con una mano mossi
la sabbia.
Ai primi tentativi non successe niente poi, data la mia insistenza, si
verificò un fatto che mi lasciò a bocca aperta per la sorpresa:
uno strano personaggio dallatteggiamento piuttosto imbronciato
emerse dal fondo.
Era irto di spine e di protuberanze di vario genere, aprì per pochi
istanti due straordinarie ali di farfalla di un incredibile colore giallo
screziato e quindi, con una flemma degna di un Lord Inglese, si insabbiò
nuovamente a meno di un metro di distanza.
Intuii subito che si trattava di uno scorpenide ed assunsi pertanto le
opportune precauzioni per non farmi pungere, magari inavvertitamente dai
suoi aculei che, come è noto, sono collegati ad un sofisticato
apparato velenifero.
Questi pesci sono di indole assolutamente mansueta, però non si
sa mai
. tra laltro, al di là di questioni normative
introdotte dalle Autorità Egiziane, non indosso mai i guanti.
Purtroppo lottica della mia macchina fotografica non era adatta
alla situazione e così, visto anche che scarseggiavo con laria,
essendo praticamente al termine dellimmersione, non riuscii né
a realizzare immagini apprezzabili, né a fare approfondite osservazioni
su quello che più tardi avrei identificato come un esemplare di
Inimicus filamentosus, chiamato volgarmente
Pesce Diavolo.
Passò un anno prima che riuscissi ad incontrarne un altro.
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Una coppia di Inimicus a passeggio sul fondale.
Un Inimicus mimetizzato nella
sabbia del fondo. >>
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Mi trovavo a nord di Hurghada ed ero di ritorno
da una crociera sui relitti di Shaab Abu Nuhas e gli scafi sommersi del
Chrisoula K., del Carnatic e del Ghiannis D., ci avevano regalato splendide
immersioni.
Durante la navigazione, mi venne in mente la storia dellInimicus
e ne parlai con Gigi Ferrari, un carissimo amico che ci faceva da guida
e che vive da molti anni ad Hurghada.
Gigi è certamente uno dei maggiori e più esperti conoscitori
dei fondali del Mar Rosso, nei quali ha effettuato diverse migliaia di
immersioni ed inoltre un attento osservatore della fauna sottomarina;
mi disse con estrema naturalezza di aver individuato, seguendo le indicazioni
di alcuni pescatori locali suoi amici, un gruppo di scogli sommersi, che
si innalzavano da un bassofondo sabbioso, molto al largo dalla costa,
dove gli Inimicus erano praticamente di casa.
Era un luogo vergine, nel senso che pochissimi sub ci erano andati e non
era nemmeno molto distante da dove ci trovavamo.
Potevamo andarci, lunica condizione era che il mare fosse calmo,
altrimenti la barca non si sarebbe potuta ancorare.
Evidentemente la mia buona stella era apparsa allorizzonte, perché
il vento, che aveva soffiato quasi incessantemente per alcuni giorni,
si placò.
Dopo unora e mezza di navigazione ed unaltra mezzora
di ricerca, individuammo gli scogli: macchie scure sullazzurro intenso
del mare. Finalmente! Gettiamo lancora e in un attimo siamo pronti
per limmersione.
Considerando le dimensioni del soggetto (circa 15 20 centimetri
di lunghezza) e la possibilità di avvicinarlo facilmente, decido
di utilizzare il 60 millimetri macro; metto inoltre un diffusore davanti
alla parabola del flash, per ammorbidire i toni della sabbia.
Mi immergo e mi dirigo verso lo scoglio più grande, alla base del
quale il computer indica dodici metri di profondità e, non ci crederete,
individuo subito un Inimicus che se ne sta fermo sulla sabbia chiara.
Conoscendone lindole tranquilla, mi avvicino piuttosto rapidamente
per fotografarlo; il pesce, come prevedevo, rimane immobile e ignora completamente
la mia presenza.
Allora agito lentamente una mano e così, muovendogli lacqua
intorno, riesco a farlo spostare.
Spiega le ali splendidamente colorate e, sempre con la solita flemma Inglese,
si sposta di qualche decina di centimetri.
Ma non crediate che lo abbia fatto nuotando. Nientaffatto ! Lo ha
fatto camminando.
Sì, proprio camminando sui due primi raggi inferiori delle pinne
pettorali, che lui utilizza come zampe; sono loro, infatti, che lasciano
le caratteristiche tracce sulla sabbia.
Osservando il pesce da vicino, noto che lespressione perennemente
imbronciata è determinata dalla forma arcuata della bocca, simile
a quella del Pesce Pietra, con il quale è strettamente imparentato.
Faccio qualche scatto e procedo oltre.
Dopo pochi metri, scorgo sulla sabbia una serie di solchi, a me oramai
familiari.
Li seguo e mi trovo davanti ad un Inimicus quasi completamente insabbiato,
mentre poco più in là ce nè un altro che cerca
di mimetizzarsi vicino ad una madrepora, estendendo la pinna dorsale.
Gli atteggiamenti mimetici hanno due funzioni distinte; la difesa, per
nascondersi agli occhi di possibili nemici e lattacco, per nascondersi
agli occhi di eventuali prede.
Linimicus, infatti, nonostante laspetto
buffo e bonario, come peraltro tutti gli scorpenidi è un vorace
predatore che pratica la tecnica dellaspetto, balzando fulmineo
addosso alla vittima e ingoiandola in un sol boccone.
Termino il rullino e, prima di risalire, faccio un largo giro intorno
agli scogli; ci sono altri Inimicus e molti sono riuniti in coppie.
Un fatto piuttosto insolito, perché questi pesci, almeno secondo
quanto ho letto nei libri, vivono generalmente isolati; devo essere probabilmente
capitato nel periodo della riproduzione.
Durante la sosta in superficie comincia ad alzarsi il vento, dobbiamo
andarcene rapidamente; ma prima facciamo unaltra veloce immersione.
Mi dirigo subito verso il punto in cui avevo notato le coppie e ne individuo
subito due: se ne stanno tranquille e totalmente indifferenti sia della
mia presenza, che del vorticare della vita sottomarina intorno a loro;
due esemplari sono appoggiati sul fondo uno a fianco allaltro, mentre
gli altri due se ne vanno a passeggio.
Noto che lui è un po più grande e sta
in posizione avanzata, mentre lei, leggermente più
piccola, lo segue fiduciosa.
Unaltra coppia ancora sta facendo strane evoluzioni, certamente
legate al corteggiamento ed ai riti della riproduzione.
Fotografo tutto, cercando di invadere il meno possibile la loro privacy;
vengo riportato alla realtà dal rombo del motore della barca, proprio
sopra di me; guardo in giro e non vedo più nessuno, i miei compagni
di immersione sono già risaliti.
Evidentemente mi stanno aspettando, il vento deve essersi decisamente
rinforzato e bisogna andarsene subito.
Guardo il contafotogrammi e vedo che ho ancora una foto, faccio un ultimo
scatto molto ravvicinato al profilo del Pesce Diavolo
e risalgo senza perdere altro tempo.
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Linimicus, alquanto raro e difficile da
individuare a causa delle sue doti mimetiche, è stato per molto
tempo sconosciuto alla maggior parte dei subacquei, i quali lo hanno
cominciato a conoscere grazie allevolversi della fotosub, i
cui appassionati, sempre al la ricerca di nuovi soggetti, lo hanno
avvistato e fotografato in diverse parti del mondo, come il Mar Rosso,
la Papua Nuova Guinea, le Isole Solomon, le Filippine, lAtollo
di Aldabra, la Nuova Caledonia e altre zone dellOceano Pacifico
e dellOceano Indiano. |
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