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Incontri ravvicinati con il Longimanus
Una inquietante immagine di uno squalo Longimanus
che nuota tra le barche ancorate ad Elphinstone Reef
Testo e Foto di CLAUDIO ZIRALDO Questa estate, con mio figlio Alessandro, abbiamo deciso di organizzare
una crociera con partenza da Marsa Alam fino a Saint John's
Reef, un vastissimo sollevamento del fondale costellato di reef e
torri madreporiche, a Sud Ovest dell'isola di Zabargad e praticamente
tagliato a metà dalla linea immaginaria del Tropico del Cancro.
Mi ero immerso in altre occasioni in quelle acque ma, per Alessandro,
era la prima volta e ci ha portato molta fortuna; mare praticamente sempre
calmo e acqua limpidissima.
Quindici giorni di splendide immersioni tra immensi ventagli di gorgonie,
giardini di corallo, alcionari dai mille colori ed una straordinaria
varietà di pesce corallino.
D'estate, si sa, i grandi pelagici si fanno vedere poco ed i lunghi
appostamenti in profondità hanno fruttato la vista di squali grigi
e qualche martello purtroppo, quasi sempre, fuori della portata dei nostri
obiettivi fotografici.
Non sono mancate però gradite quanto inaspettate sorprese: un "rendez
vous" con una bellissima manta nelle acque cristalline di Abili
Gaafar, a cui sono riuscito a scattare una interessante sequenza di foto
e… incontri ravvicinati con squali Longimanus.
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< Incontro ravvicinato con una manta
nelle limpide acque di Abili Gaafar
Una suggestiva immagine di Alessandro >
che nuota con la manta
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La crociera si è sviluppata con partenza
da Marsa Alam e, dopo un lungo tragitto in navigazione, prima immersione
a Ghota Sharm; poi dopo ancora molte miglia siamo entrati nella "Sataya
Area" facendo tappa a Sha'ab Maksur e poi via di nuovo
fino all'isola di Sirnaka. Quindi ancora a Sud fino a Umm Kuhuf
e poi, finalmente Saint Jhon, dove siamo rimasti diversi giorni.
Unico ridosso notturno della zona è Marsa Selmi, un reef di forma
arcuata che offre riparo dai venti provenienti da Nord.
Sha'ab Farag, Umm Aruk, Abili Gaafar, ma soprattutto Sha'ab
Mahrus e Abili Ali sono i siti di immersione più spettacolari
che l'area di Saint John offre agli appassionati.
Poi, sulla strada del ritorno, tappe a Sha'ab Ayman e Tutu ed una
notte a ridosso del promontorio di Ras Banas.
Poi via verso Nord a Sha'ab Osam, una torre madreporica molto vicina
alla costa, dove spesso si incontrano branchi di squali martello e barracuda
e nelle cui acque, anni fa, ho potuto osservare uno splendido squalo
volpe.
Uscendo verso il mare aperto si ritrova nuovamente la "Sataya Area",
dove ci siamo finalmente immersi a Sha'ab Claudio, un reef che mi era capitato
di scoprire molti anni addietro e a cui i marinai avevano attribuito il mio nome;
un luogo molto particolare, completamente attraversato da gallerie e grotte con
la volta alta diversi metri, una sorta di "cattedrale sommersa" dove
la luce, proveniente dalla superficie crea un'atmosfera di grande suggestione… vecchi
ricordi e nuove emozioni, accentuate dalla "magica" atmosfera che
nulla ha perduto del suo fascino dopo tanti anni; e poi Sataya, nella cui laguna
spesso si incontrano folti branchi di stenelle.
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< La magica atmosfera
di Sha'ab Claudio
Il relitto di Abu Galawa >
ripreso alle prime luci dell'alba
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Abu Galawa dove, in pochi metri d'acqua,
si può visitare il relitto di un piccolo rimorchiatore letteralmente
appoggiato sul reef; Sha'ab Ammam e poi via verso l'isola
di Siyal, dove abbiamo assistito allo straordinario spettacolo della
nidificazione delle sterne.
E poi ancora verso Nord: Wadi Gimal, di nuovo Gota Sharm, Abili Radir
e finalmente, superata Marsa Alam, eccoci nelle mitiche acque di Elphinstone
Reef.
Ormeggiamo di primo mattino a Sud dove, salvo condizioni particolari
di mare assolutamente calmo, si fermano in genere le imbarcazioni; non
c'è ancora nessuno perché c'è un po' di "maretta" ed
i gommoni che arrivano da Marsa Alam sono in ritardo.
Poco dopo arriva un'altra barca da crociera e quindi decidiamo
di preparaci in modo da entrare in acqua per primi, per avere maggiori
opportunità di incontrare pesce di passo; la nostra imbarcazione
ospita sedici sub per cui è necessario dividerci in due gruppi
e Alessandro ed io, come al solito, decidiamo di andare col secondo insieme
a Marco, la guida italiana, che come da accordi con la Compagnia del
Mar Rosso, ci lascia un po' di autonomia per poter "lavorare" con
le macchine fotografiche in tranquillità.
Mentre ci prepariamo un delfino passa di poppa alla nostra barca quasi
ad augurarci una buona immersione; il primo gruppo si imbarca sul gommone
e parte alla via del plateau Nord.
Tocca a noi, ma vediamo i marinai che indicano qualcosa in mare, noto
una sagoma scura appena sotto alla superficie e penso al delfino di prima,
qualcuno però pronuncia la parola "shark" e allora
non ho più dubbi; Marco, Alessandro ed io ci guardiamo negli occhi
e in un attimo siamo in acqua.
Lo squalo è un Longimanus, non molto grande, di circa due metri
ed è totalmente circondato da pesci pilota a strisce bianche e
nere; è molto timoroso e non si fa avvicinare.
Ci allontaniamo dalle barche, in acqua libera, sperando che si avvicini
ma niente da fare, si dilegua nel blu.
Siamo un po' sconsolati, oramai è tardi per salire sul gommone
e andare a Nord, per cui ci intendiamo a gesti e scendiamo verso il fondo
seguendo la cigliata verso Sud dove a - 55 metri raggiungiamo il famoso
arco, passiamo sotto la volta e cominciamo a risalire dalla parte opposta
del reef lungo una parete coperta da alcionari che sembra la tavolozza
di un pittore.
Poco dopo siamo di nuovo sotto la barca ed ecco di nuovo il "nostro
amico", è sempre un po' timoroso ma, con molta pazienza,
riesco a scattare qualche buona immagine; arrivano gli altri con il gommone,
il rumore lo disturba e scompare nuovamente nel blu.
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Il primo Longimanus,
accompagnato da un folto gruppo di pesci pilota.
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Poco prima di mezzogiorno Marco ci propone un'immersione
sul plateau Nord, visto che non c'è nessuno in acqua.
Ci vestiamo e, in pochi minuti, saliamo sul gommone; come spesso accade
siamo solo noi tre, non c'è quasi corrente e l'acqua è limpidissima,
scendendo verso il fondo si possono intravedere i diversi "gradoni" che
caratterizzano la morfologia a terrazze della punta settentrionale di Elphinstone; è una
condizione piuttosto rara e la nostra guida ci dirà poi che siamo
tra i pochi ad aver potuto godere di una visuale così ampia.
Marco ha il solito mono da 12 di alluminio ma praticamente "non respira",
mentre Alessandro ed io utilizziamo mono da 15 in acciaio che abbiamo fatto
portare appositamente in barca, dotati dei nostri sdoppiatori con due rubinetti
distinti ed attacchi DIN, in modo da poter montare due erogatori autonomi;
rimaniamo quindi un po' di più sul fondo fino al passaggio
di un grosso martello che riesco a fotografare, ma che comunque è un
po' troppo lontano; ho ancora molti fotogrammi ma il computer segnala
deco e quindi risaliamo lentamente lungo la parete esterna.
Terminata la sosta "spariamo" il pallone; il gommone arriva
subito e in pochi minuti siamo vicini alla poppa della barca.
"
Shark" qualcuno indica un sagoma sotto il pelo dell'acqua, ci
risiamo; abbiamo ancora la muta, aria in quantità e un po' di
pellicola, indossiamo i jacket e giù di nuovo!
Non è lo stesso Longimanus della mattina, è decisamente più grande
ed ha meno pesci pilota al seguito; ci gira intorno e non dimostra alcun
timore; faccio qualche scatto ma vorrei averlo più vicino, allora
provo a battere il flash sulla macchina ed ecco che questa manovra sortisce
un effetto insperato.
Lo squalo mi punta dritto e si avvicina con un atteggiamento che sembra
minaccioso, arriva meno di mezzo metro e riesco a fare una foto in cui si
vedono perfino i denti; la cosa si ripete più volte e mi rendo conto
che il comportamento un po' "invadente" non appare improntato
da alcun elemento di aggressività; è certamente un po' inquietante
ma, a mio avviso, non pericoloso almeno fino a che ci si trova "alla
pari " entrambi in immersione e liberi di muoversi in uno spazio tridimensionale.
La struttura massiccia ma aerodinamica del Longimanus,
caratteristica degli squali di alto mare.
Finita la pellicola stiamo ancora un po' in acqua
e poi risaliamo in barca per assistere ad uno spettacolo veramente particolare:
in zone di corrente di solito viene filata a poppa delle imbarcazioni una lunga
cima con al termine un parabordo, che la tiene a galla e tesa, per far sì che
i sub al termine dell'immersione possano avere un riferimento a cui attaccarsi;
lo squalo si trovava proprio vicino al parabordo e vedo il Comandante che prende
in mano l'altro capo della cima e comincia a dare strattoni e… incredibile!
il Longimanus gioca col parabordo dandogli diversi colpi di muso e, per quello
che ho potuto osservare, non ha mai tentato di azzannarlo.
Secondo ed ultimo giorno ad Elphinstone e, haimè, penultimo giorno di
crociera; mi alzo di buonora e preparo una Nikonos 5 con il 15 mm. e con la
pellicola "tirata" a 200 ISO e la metto nella vasca di acciaio,
per le fotocamere, che sta a poppa della barca.
In attesa della colazione guardo speranzoso nello spazio di mare tra le barche,
ma "nessuno" in vista; passo quasi un'ora a scrutare invano
la superficie del mare; pazienza, ho già avuto la mia dose di fortuna.
Partiamo per un'immersione lungo la parete occidentale che stranamente,
pur essendo rivolta verso la costa, è la più ricca di vita e
di colori.
Migliaia di Anthias nuotano tra splendidi alcionari dai mille colori, uno scenario
veramente unico, termino la pellicola e mi attardo ancora un po' per
ammirare quello che certamente è da ritenersi uno dei più spettacolari
reef del Mar Rosso Egiziano; poi faccio un cenno a Marco ed Alessandro, ci
allontaniamo un po' verso il mare aperto e "spariamo" il
pallone.
Emergiamo vicino al gommone ed il marinaio mentre siamo ancora in acqua ci
dice "shark around the boat", mi faccio tirare a bordo completamente
vestito e via verso la barca; arriviamo sotto bordo, scarico la macchina con
il 16 mm. fish eye, che ho utilizzato e mi faccio passare la Nikonos con il
15 mm.; dieci secondi dopo saltiamo in acqua quasi sopra alla sagoma scura
che si profila sotto la superficie.
È sempre un Longimanus, ma certamente non il primo; assomiglia molto
nelle dimensioni e nell'atteggiamento al secondo ma, dall'esame
delle foto, a casa ci accorgeremo poi che è si tratta di un altro esemplare,
perché le caratteristiche marezzature bianche che si trovano nella parte
terminale delle pinne risultano diverse.
Anche questo viene molto vicino, al punto tale che riesco ad accarezzarlo due
volte sul dorso, cosa che lo fà un po' irritare, infatti se ne
va con uno scatto nervoso inarcando il "groppone" ma poi, quando
batto ritmicamente contro la macchina la piccola torcia che tengo sempre appesa
al GAV, torna indietro e si avvicina di nuovo.
L'atteggiamento irritato del Longimanus
che inarca la schiena dopo essere stato accarezzato.
Anche questa volta il carosello si ripete poi, ad un certo
punto, mi accorgo che la corrente mi ha portato lontano dal reef e che l'amico
ed io siamo rimasti soli.
Ho finito la pellicola e mi rimane poca aria e quindi riemergo in superficie;
le barche sono lontane ma il marinaio non mi ha mai perso di vista ed il gommone
mi raggiunge in pochi secondi; un ultimo sguardo verso il blu e vedo che anche
lo squalo se ne va verso il mare aperto.
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Incontri molto ravvicinati con
i
Longimanus di Elphinstone.
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Una magica ed emozionante avventura che non potrò mai
dimenticare e, in tutto il tempo passato in acqua con i Longimanus, mai
ho avuto l'impressione che ci fosse pericolo o che gli squali manifestassero
intenzioni aggressive; non dimentichiamo però che si tratta di Carcarinidi
di alto mare, di animali che stanno al vertice della catena alimentare
e che quindi, in situazioni particolari, possono anche diventare pericolosi.
Certamente occorre affrontare queste esperienze con uno stato d'animo
adeguato, senza ansie o timori perchè, come tutti gli animali, anche
e soprattutto gli squali percepiscono le nostre emozioni; per cui se non
ci si sente pronti per affrontare con serenità questo tipo di situazione,
penso sia meglio starsene in barca.
Notizie Biologiche
Il Longimanus, chiamato comunemente pinna bianca oceanico, è uno
squalo di alto mare, caratterizzato da lunghe pinne dorsali e pettorali
con le estremità arrotondate, dalla cui struttura deriva il nome
della specie.
Queste pinne presentano una colorazione biancastra sulle estremità un
po' "marezzata" verso l'interno; questa pigmentazione
interessa quasi sempre anche la pinna caudale, la seconda dorsale, la
pelvica e la pinna anale.
In genere si trovano esemplari tra i due metri e i due metri e mezzo,
ma questi squali possono raggiungere dimensioni anche superiori a tre metri
e mezzo.
La distribuzione è piuttosto ampia e lo si può trovare in
tutto il pianeta in acque tropicali e subtropicali, al di sopra dei 200
metri in mare aperto; l'incontro con i subacquei è piuttosto
raro ed in genere avviene in prossimità di affioramenti corallini
posti molto al largo della costa.
Nome scientifico: Carcharhinus longimanus.
Famiglia: Carcharhinidae (Carcarinidi).
Ordine: Carcharhiniformes (Carcariniformi).
Classe: Elasmobranchi (squali e razze).
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