Il pesce Pietra

Appartiene alla famiglia degli Scorpenidi,
come lo Scorfano mediterraneo e ama la solitudine,
ha spine dotate di un potentissimo veleno
che può essere letale anche per l'uomo,
ma basta lasciarlo in pace e ci offrirà spunti
per immagini molto interessanti.


Un coloratissimo pesce pietra tra i coralli, si possono notare la coda
molto piccola e l'ampia pinna pettorale (Micro Nikkor 60 mm AF).

Testo e Foto di CLAUDIO ZIRALDO

Il pesce pietra fa parte della famiglia degli "scorpedini" un gruppo abbastanza grande di pesci, diffusi in quasi tutti i mari del mondo; sono animali dotati di spine velenifere (i raggi duri della pinna dorsale).
Si tratta in genere di pesci con scarsa attitudine al nuoto e che vivono a stretto contatto con il fondale, con il quale si mimetizzano perfettamente per catturare le loro prede; come si dice in gergo "cacciano all'aspetto", attendono pazientemente il passaggio di qualche pesce e, al momento giusto, con uno scatto fulmineo, lo inghiottono in un solo boccone.
Mi è capitato di vedere un pesce pietra durante una azione di caccia e sono rimasto sorpreso della rapidità con cui sferra il suo attacco, a fronte di movimenti generalmente lenti e piuttosto goffi.
Unica eccezione alle doti mimetiche e sedentarie è la famiglia dei pesci leone (sottofamiglia Pteroinae), che hanno un aspetto molto appariscente con pinne allungate simili a piumaggi; questi pesci in genere nuotano pigramente ma, di notte, ho avuto occasione di vederli muovere con estrema rapidità abbassando le pinne pettorali; il tutto per "inseguire" il sottoscritto intento a riprese fotografiche notturne nelle acque del Mar Rosso e che, circondato da un gruppo di diversi esemplari che sfruttavano la luce del faro per le loro azioni di caccia, si era allontanato in tutta fretta per non rischiare di toccare involontariamente i loro pericolosi aculei.
Gli scorpedini, in genere, sono animali facili da osservare date le loro caratteristiche di "sedentarietà", di solito non temono il subacqueo e la difficoltà maggiore è la loro localizzazione, in particolare per alcune specie che vivono in mezzo ai coralli, come il pesce foglia.
La famiglia Scorpaenidae, appartiene all'ordine Scorpaeniformes, ed i suoi componenti sono in genere caratterizzati da testa e bocca grandi e da una cresta ossea spinosa sulla guancia; di solito (tranne in alcuni casi come il pesce foglia che ha un corpo molto compresso), hanno struttura massiccia e diverse spine su tutto il corpo; in particolare risultano estremamente pericolosi i raggi spinosi della pinna dorsale, dotati di un solco longitudinale e connessi a ghiandole velenifere, in grado di iniettare un potente veleno costituito da una miscela di tossine che agiscono sul sistema nervoso.
Come tutti i veleni di origine animale anche quello degli scorpedini è termolabile e quindi l'applicazione tempestiva sulla ferita di panni imbevuti di acqua bollente o l'impiego di altre strategie che comunque riscaldino la lesione, è certamente il modo più semplice ed efficace per prestare il primo soccorso.
Le punture della maggior parte degli scorpenidi sono estremamente dolorose, ma poche specie sono potenzialmente mortali per l'uomo, primo fra tutti il pesce pietra (Synanceia verrucosa).
Il pesce pietra è il più grande componente della famiglia degli scorpedini, ne ho visti alcuni molto grandi (fino a 35/40 centimetri), le sue doti mimetiche sono eccezionali ed il corpo assomiglia veramente ad una roccia; ho passato anni prima di riuscire ad individuarne uno e a fotografarlo poi, piano piano, mi sono abituato ed ora riesco a "scovarli" abbastanza facilmente.

<  L'autore, mentre riprende un pesce pietra,
    con una fotocamera reflex scafandrata.
    Foto di Elver Degan Bianchet

Il risultato dello scatto  >
(Micro Nikkor 60 mm AF)   


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Come si vede dalla foto precedente, ha pinne pettorali di grandi dimensioni e una piccola coda che spesso ripiega dietro il corpo dando all'osservatore l'impressione di trovarsi di fronte ad un pesce mutilato.
Ne ho fotografati molti e di colori diversi: bianco, verde, marrone, rosso e viola; appare paradossale che, a fronte di una eccezionale capacità di mimetismo spesso, questo pesce, assuma colorazioni sgargianti; in alcuni casi invece ricopre il corpo di alghe che contribuiscono a renderlo quasi invisibile.
In genere è un animale abitudinario e stanziale: a distanza di anni, tornando nello stesso sito di immersione, mi è capitato di ritrovare il medesimo pesce pietra.
Vive generalmente lungo il lato esterno dei reef corallini, spesso in ambienti riparati quali baie o lagune e vicino a manufatti sommersi e relitti, in un habitat assai vasto; in pratica lo si può incontrare in tutto il bacino Indo – Pacifico, fino al Mar Rosso.
A volte, il subacqueo non sufficientemente esperto, può confondere il pesce pietra con un altro "strano personaggio" della medesima famiglia, comunemente chiamato "falso pietra" che riporta il nome scientifico di Scorpaenopsis diabolus.

<  Un primo piano del "falso pietra"
    (Micro Nikkor 105 mm AF)

Un particolare dell'occhio del "falso pietra"  >
(Micro Nikkor 105 mm AF)    


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Pesce Pietra e fotografia

In genere fotografare un pesce pietra non comporta grandi difficoltà, trattandosi di un animale che se ne sta fermo sul fondale e che, come abbiamo già detto, ha abitudini stanziali e che quindi si può ritrovare più volte nello stesso sito di immersione; ovviamente il problema più complesso è riuscire ad individuarlo, date le sue spiccate qualità mimetiche.

<  Un pesce pietra ricoperto di alghe tra i coralli del reef
    (Micro Nikkor 60 mm AF)

Lo straordinario mimetismo di un pesce pietra  >
ripreso tra i sedimenti del fondo di un piccolo relitto    
(Micro Nikkor 60 mm AF)    


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A mio avviso si tratta di un soggetto estremamente interessante non soltanto sotto il profilo biologico, ma anche per uno specifico aspetto fotografico.
Per riprendere questo insolito abitante della barriera in genere vengono impiegate ottiche macro, con focali variabili tra i 50 e i 200 millimetri, (nel caso specifico utilizzo il 60 ed il 105 millimetri Micro Nikkor); naturalmente ogni obiettivo va bene, l'importante è farne buon uso; ci si può poi trovare di fronte a situazioni "estreme" nelle quali possono essere utilizzati anche obiettivi supergrandangolari, ma di questo parleremo in seguito.
Occorre comunque non dimenticare che, tra le tante attitudini richieste ad un fotografo subacqueo, per l'ottenimento di buone immagini, oltre alla capacità di impostare ed eseguire con metodo il lavoro di ripresa, giocano un ruolo fondamentale diversi altri fattori quali improvvisazione, flessibilità, elasticità mentale ed adattamento alle situazioni oltre, naturalmente, alla disponibilità di una attrezzatura adeguata e soprattutto una buona conoscenza sia dell'ambiente sottomarino in generale che degli specifici siti di immersione.
Del pesce pietra, a seconda del soggetto che ci capita di incontrare, si possono esaltare i forti cromatismi, oppure le straordinarie doti mimetiche; rispetto alla posizione in cui si trova, più o meno intanato negli anfratti del reef, si può invece riprendere l'animale per intero oppure realizzare primissimi piani, mettendo in evidenza le incredibili "maschere" che questo scorpedine assume a seconda delle colorazioni del suo mantello.


Un primissimo piano di un pesce pietra fotografato di notte
e perfettamente mimetizzato con la sabbia corallina (Micro Nikkor 60 mm AF)


La "maschera" di un coloratissimo pesce pietra (Micro Nikkor 105 mm AF)

È possibile poi realizzare fotografie che, come si dice in gergo, fanno parte della "Fish Art" ovvero particolari e dettagli del mantello, delle pinne, degli occhi ecc…, immagini astratte che, molto spesso, non risultano neppure "leggibili", ma in grado di colpire l'osservatore con il loro forte impatto sia grafico che cromatico.

<  Un pesce pietra dalla livrea molto colorata
    ripreso di notte (Micro Nikkor 60 mm AF)

Il dettaglio del mantello di un pesce pietra  >
(Micro Nikkor 105 mm AF)    


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Cito di seguito due episodi nei quali, contrariamente alle solite ottiche macro, mi è capitato di utilizzare obiettivi a larga focale: il 16 millimetri Fish Eye ed il 15 Nikonos.
Durante un'immersione nelle acque antistanti l'isola di Umm Qamar, a Nord di Hurghada, avevo in macchina il 105 millimetri macro, perché sapevo che in zona c'era un bellissimo pesce pietra molto colorato ed avevo intenzione di effettuare un po' di scatti in primo piano.
L'ho cercato invano per un po' di tempo nella zona in cui lo trovavo solitamente e poi, anche se un po' dispiaciuto, ho rivolto la mia attenzione ad altri soggetti.
Dopo alcuni minuti Davide Forti, carissimo amico e compagno di tante avventure subacquee mi chiama, ha trovato il "mio" pesce pietra che, per l'occasione, si era spostato di alcuni metri, posandosi su un piccolo rilievo del reef, una posizione ideale per qualsiasi tipo di ripresa; scatto tutte le foto che mi rimangono e poi resto lì a guardare la situazione che è veramente unica: sembra un re seduto su un trono di corallo!
Siamo poco lontani dall'ormeggio e, guardando verso il mare aperto, si vede la chiglia della nostra barca, è la prima immersione del mattino, abbiamo ancora 100 bar di aria e siamo scesi ad una profondità massima di 15 metri; non posso resistere.
Lascio Davide a "guardia" del posto e risalgo per scendere poco dopo con l'unica macchina che avevo pronta e che mi sono fatto passare da un marinaio, senza neppure uscire dall'acqua, e sulla quale avevo montato il 16 mm Fish Eye.
Cerco di valutare la situazione per sfruttare al meglio le mie risorse e così scatto un intero rullino ad un pesce di circa trenta centimetri con un'ottica che copre quasi 180 gradi!
Lascio naturalmente al lettore la valutazione dei risultati, ricordando comunque che, quando ci si trova in presenza di un elemento o di una situazione particolarmente interessanti, vale la pena di scattare ripetute sequenze di immagini, se possibile con ottiche di tipo diverso, in pratica svolgendo un vero e proprio "lavoro" a soggetto.
I professionisti che operano sia in studio che in esterni scattano centinaia di foto alle modelle, per ottenere le poche immagini che poi servono per realizzare un servizio o un calendario e così pure fanno i professionisti della fotografia subacquea che si immergono per giorni nello stesso luogo, con più macchine dotate di ottiche di ogni tipo e con l'ausilio di diversi collaboratori.
Per noi semplici appassionati questo non è possibile, oggi però una buona macchina digitale, dotata di un'ottica zoom, permette di effettuare in un'unica immersione, moltissimi scatti con angoli e distanze di ripresa diversi.

<  Una insolita ripresa "panoramica" di un pesce pietra,
    eseguita con un'ottica supergrandangolare
   (Fisheye Nikkor 16 mm AF).

Il pesce pietra dell'immagine precedente ripreso  >
ad una distanza di pochissimi centimetri    
(Fisheye Nikkor 16 mm AF)    


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Ricordo infine un episodio che mi è capitato nelle acque antistanti Hurghada, in un piccolo reef dove vivono branchi stanziali di diversi tipi di pesci di barriera.
Ci siamo immersi poco dopo l'alba, dal momento che i pesci farfalla gialli (Chaetodon semilarvatus), hanno l'abitudine di riunirsi in branco nelle prime ore della giornata e, molto spesso, si portano in acqua libera offrendo buoni spunti per riprese di ambiente; più tardi si disperdono e poi arrivano le barche con i sub che fanno escursioni giornaliere e fotografare diventa praticamente impossibile.
Per l'occasione avevo portato con me la Nikonos con il 15 millimetri, attrezzatura particolarmente adatta alle riprese che mi interessavano.
Ad un certo punto trovo uno splendido pesce pietra rosso che se ne sta tranquillo sulla sabbia a poca distanza dal reef, condizione un po' strana e che, oltre che incuriosirmi non poco, mi offriva la possibilità di osservare da vicino e nei dettagli sia la morfologia dell'animale che il suo comportamento.
Improvvisamente un gruppo di chetodonti, unito a pesci bandiera ed altri pesci corallini, comincia a praticare strane evoluzioni intorno all'attonito scorpenide, non ho capito chiaramente il significato di tale comportamento che però mi è parso di tipo "intimidatorio"; comunque sia ha sortito tale effetto al punto che, dopo poco tempo, il pesce pietra se l'è data "a pinne" rintanandosi nei meandri del reef.
Superato il primo momento di sorpresa ho "dato fondo" a tutte le mie risorse, cercando di sfruttare al meglio l'attrezzatura a disposizione ed ho eseguito, in rapida sequenza, una serie di scatti per documentare quella interessante quanto insolita situazione.

Pesci farfalla e pesci corallini di diverso tipo,
mentre "volteggiano" intorno ad un pesce pietra
(UW Nikkor 15 mm )



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Molti anni fa ho pubblicato, insieme ad alcuni amici istruttori, un manuale dal titolo "Appunti di Fotografia Subacquea"; vorrei continuare quel lavoro inserendo nel sito del Club, insieme a questo ed ai precedenti, una serie di articoli di carattere "operativo" nei quali saranno segnalate, per ogni tipo di ripresa o di situazione, informazioni tecniche, tipologia di attrezzature e modalità comportamentali, ma soprattutto citerò i … "trucchi del mestiere" che, messi in pratica, potranno contribuire alla "formazione mentale" degli aspiranti fotosub ed aiutare gli appassionati a realizzare immagini interessanti e cariche di fascino.